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RACCONTI, FRASI PER RIFLETTERE

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 27/08/2009, 15:50

L’UMANITà HA BISOGNO DI TE

L'umanità ha bisogno di te
Se la nota dicesse:
non è una nota che fa la musica
...non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse:
non è una parola che può fare una pagina
...non ci sarebbero libri.
Se la pietra dicesse:
non è una pietra che può alzare un muro
...non ci sarebbero case.
Se la goccia d'acqua dicesse:
non è una goccia d'acqua che può fare un fiume
...non ci sarebbe l'oceano.
Se il chicco di grano dicesse:
non è un chicco di grano che può seminare un campo
...non ci sarebbe la messe.
Se l'uomo dicesse:
non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità
...non ci sarebbero mai né giustizia, né dignità,
né felicità sulla terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l'umanità intera ha bisogno di te,
qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

Michel Quoist

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 27/08/2009, 15:50

IL VECCHIO VIOLINO (Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole)

Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino. Era graffiato e scheggiato. Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
"Che offerta mi fate, signori?" gridò. "Partiamo da...100 mila lire!".
"Centocinque!" disse una voce. Poi centodieci. "Centoquindici!" disse un altro. Poi centoventi. "Centoventi mila lire, uno; centoventi mila lire, due; centoventi mila...".
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.
Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: "Quanto mi offrite per il vecchio violino?". E lo sollevò insieme con l'archetto.
"Un milione, e chi dice due milioni? Due milioni! E chi dice tre milioni? Tre milioni uno tre milioni, due; tre milioni e tre, aggiudicato", disse il banditore.
La gente applaudi, ma alcuni chiesero: "Che cosa ha cambiato il valore del violino?".
Pronta giunse la risposta: "Il tocco del Maestro".

Siamo vecchi strumenti impolverati e sfregiati. Ma siamo in grado di suonare sublimi armonie. Basta il tocco del Maestro.

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 27/08/2009, 15:51

L’ALBERO DEGLI AMICI

Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino.
Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro.
Tutti li chiamiamo Amici e ce sono di molti tipi.
Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta uno dei nostri Amici.
Il primo che nasce e' il nostro amico Papa' e la nostra amica Mamma, che ci mostrano cosa e' la Vita.
Dopo vengono gli Amici Fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio affinche' possano fiorire come noi.
Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene.
Ma il destino ci presenta ad altri Amici che non sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino.
Molti di loro li chiamiamo Amici dell'anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri.
Sanno quando non stiamo bene, sanno cosa ci fa felici.
E alle volte uno di questi Amici dell'anima si infila nel nostro cuore e allora lo chiamiamo innamorato.
Egli da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.
Ma ci sono anche quegli Amici di passaggio, talvolta una vacanza o un giorno o un'ora.
Essi collocano un sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro.
Non possiamo dimenticare gli Amici distanti, quelli che stanno nelle punte dei rami e che quando il vento soffia appaiono sempre tra una foglia e l'altra.
Il tempo passa, l'estate se ne va, l'autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono l'estate dopo, e altre permangono per molte stagioni.
Ma quello che ci lascia felici e' che le foglie che sono cadute continuano a vivere con noi, alimentando le nostre radici con allegria.
Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando incrociarono il nostro cammino.

Ti auguro, foglia del mio albero, pace amore, fortuna e prosperita'.
Oggi e sempre ... semplicemente perche' ogni persona che passa nella nostra vita e' unica.
Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi.
Ci saranno quelli che prendono molto, ma non ci sara' chi non lascia niente.
Questa è la maggior responsabilita' della nostra vita e la prova evidente che due Anime non si incontrano per caso.

Paul Montes
Missionario Sud-Americano.

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 27/08/2009, 15:53

LA PIANTA DELLA PAZIENZA

Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo mantenere sempre integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo avvicinarsi la fine chiamò intorno a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e i pronipoti e disse loro: "Voglio svelarvi un segreto. Venite con me nel frutteto".
Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza, poiché sapevano quanto il vecchio amasse le piante. Con le poche forze rimaste e rifiutando ogni aiuto, l'uomo cominciò a zappare in un punto preciso, al centro del verziere.
Apparve un piccolo scrigno.
Il vecchio lo aprì e disse: "Ecco la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato cibo alla mia vita e di cui tutti voi avete beneficiato".
Ma lo scrigno era vuoto e la pianticella che l'uomo teneva religiosamente fra le dita era una sua fantasia.
Nonostante tutto nessuno sorrise.
"Prima di morire", proseguì l'uomo, "voglio dare ad ognuno di voi uno dei suoi inestimabili semi".
Le mani di tutti si aprirono e finsero di accogliere il dono.
"E' una pianta che va coltivata con cura, altrimenti s'intristisce e chi la possiede ne è come intossicato e perde vigore.
Affinché le sue radici divengano profonde, bisogna sorriderle; solo col sorriso le sue foglie diventano larghe e fanno ombra a molti.
Infine, i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra; solo con l'aiuto di molto cielo diventano agili e lievi a tal punto da non farsi nemmeno notare".
Il vecchio tacque.
Passò molto tempo ma nessuno si mosse.
Il sole stava per tramontare, quando il figlio maggiore rispose per tutti loro:
"Grazie, padre, del tuo bellissimo dono; ma forse non abbiamo capito bene di che pianta si tratti".
"Sì che lo avete capito.
Mentre mi ascoltavate e mi stavate intorno, ognuno di voi ha già dato vita al piccolo seme che vi ho consegnato.
È la Pianta della Pazienza".

http://www.ilvolodeigabbiani.it/la_pian ... zienza.htm

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda eslo » 27/08/2009, 17:56

UN QUADRATO NEL PAESE DEI ROTONDI

Mi hanno raccontato di un paese lontano, o forse vicino, non ricordo, in cui ogni cosa (abitanti e oggetti) era rotonda. Rotonde le case, le teste, i piedi, le porte e le finestre. La gente rotolava allegramente: c'erano cerchi grandi, piccoli, rossi, verdi, un pò storti, con qualche ammaccatura... Un giorno, in questo villaggio arrivò un viaggiatore. Era già capitato e non vi era niente di strano, se non, e non era poco, che questo viaggiatore era quadrato. A "quadrato" quel paese senza spigoli sembrò strano ma gli piacque e decise di fermarsi.Ai rotondi capitò una cosa curiosa. Prima dell'arrivo di quadrato gli sembrava di essere così diversi fra loro, ma da quando c'era lui si erano resi conto di essere proprio simili. Quadrato si accorse subito che qualsiasi cosa facesse, ovunque andasse, tutti lo guardavano; tutti quegli occhi addosso lo innervosivano, si sentiva continuamente come un equilibrista sul filo, e più cercava di stare attento, più gli capitava di combinare guai. Anche se, per la verità, anche ai rotondi capitava di sbagliare, ma quando lo faceva lui, sembrava più grave. Quadrato stava malissimo quando sentiva bisbigliare alle sue spalle “Tutti i quadrati sono maldestri e rovinano le cose. Per forza, con quei loro spigoli aguzzi !!”. Certo che non era facile avere una forma quadrata in mezzo a tutti quei cerchi. Persino le porte erano ora un problema. Stufo di stare da solo cercò di conoscere alcuni abitanti e pensò che il modo migliore per farsi accettare fosse di dimostrare quante cose sapesse fare. Cercò di fare tutto più in fretta e meglio dei cerchi: lavorare, essere gentile, organizzare feste, raccontare barzellette... Ma non andò molto meglio. Era stanco e i rotondi continuavano a comportarsi in modo strano, diverso, quando c'era lui. Pensò allora di farsi notare di meno, di cercare di essere il più possibile simile a loro: si arricciò i capelli, si mise grossi vestiti che nascondessero gli spigoli, riempì di cotone le scarpe, e cercò persino di parlare con accento rotondo. Ma nemmeno questo funzionò. Quadrato si sentiva ridicolo e i cerchi sembravano infastiditi dal suo tentativo di imitarli. Finalmente gli sembrò di capire. Forse sbagliava a voler diventare amico di tutti subito. Forse il segreto era quello di cercarsi un unico cerchio amico che poi lo avvicinasse agli altri. Aiutò un cerchio che aveva conosciuto a imbiancare la casa, gli tenne compagnia quando era solo, lo aiutò nel lavoro, sfruttò per lui i suoi spigoli quando servivano... E le cose effettivamente migliorarono un pochino. Ogni tanto cerchio portava quadrato a qualche festa, o lo ringraziava del suo aiuto. Ma quadrato non era felice, la loro non si poteva chiamare amicizia, si sentiva più aiutante (ogni tanto addirittura servo) che amico, e soprattutto si era accorto che gli altri lo ascoltavano di più e ridevano delle sue battute se parlava male degli altri quadrati, se li prendeva in giro come facevano loro all'inizio con lui, se confermava che tutti i quadrati sono rozzi, goffi e violenti, che rubano i bambini rotondi, che tolgono posti di lavoro ai cerchi, che sono pigri e pettegoli...
Una mattina quadrato si alzò più triste e stanco del solito e decise di andarsene. Mentre attraversava il paese con il suo zaino, si accorse, fra i tanti sguardi che lo accompagnavano, di alcuni che sembravano dispiaciuti, imbarazzati, come lui; che sembravano non trovare il coraggio o le parole da dirgli. Anche a lui non veniva in mente nulla. Così tirò avanti verso il suo paese. Il solo dispiacere che gli restava era di non aver incontrato prima quegli sguardi incerti ed aver parlato con loro, aver provato a raccontargli come si sentiva, ed avergli chiesto cosa provavano loro.

Adattamento di una storia “On beingDifferent”del Cospe ripreso dal fascicolo “gli altri siamo noi”Movimento Pace e dintorni.

Questa è una delle storie che tratterò quest'anno con i miei alunni , sto già preparando le schede

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 31/08/2009, 12:25

TORNATENE IN PAPUASIA di Rita Stanzione

Era un ragazzino di colore, Gomez, venuto in Italia da piccolo, estirpato a una realtà triste di Istituto, di solitudine dell'anima, proveniente da chissà quale famiglia povera o inconsistente.
Era stato accolto da una coppia senza figli, benestante e rispettabile, professionisti con una vita normale, a cui però mancava un bimbo.
Gomez, 9 anni, fisico forte, asciutto e scattante, alto,dalla pelle scura, i capelli neri e ricci, il bel viso fiero e a volte sfrontato, lo sguardo vivo e sempre pronto alla sfida. In classe era un leader, sembrava ne avesse tutta la stoffa per naturale predisposizione: era lui a guidare il gruppo, a decidere i giochi, a stabilire regole.
Era difficile da "domare" per chi nella scuola deve trasmettere le norme di convivenza civile; difficile, sì, ma non impossibile, dato che Gomez era anche sensibile all'approvazione di chi sapeva valorizzare i suoi pregi, come l'intelligenza e la tenacia.
Ma - inevitabilmente c'è un "ma" - Gomez si ritrovò ad interagire con qualcuno che non amava nè i clandestini, nè i "regolari", insomma tutti quelli di un'altra "razza" inseriti nel nostro Paese "civile".
Si trattava di un docente,sì, la figura che dovrebbe trasmettere, oltre che i contenuti del sapere, i contenuti del vivere insieme. Gomez per lui era fuori posto, quindi, come tutti gli stranieri, sarebbe dovuto rimanere dov'era, e non rompere gli equilibri a noi, popolo di italiani che "è meglio che chiudiamo le porte a tutti questi zingari, neri, extracomunitari e tutte le razze estranee a noi, che vengono solo a portarci guai".
A detta sua, addirittura sarebbe stato molto saggio ricorrere, come un tempo gli Spartani o i Romani, a un Monte Taigeto o a una Rupe Tarpea, dove precipitare altre categorie scomode e costose per la società, per intenderci i portatori di handicap.
E' chiaro che in tale contesto sociale, una classe guidata da una tale persona, Gomez non poteva sicuramente ambire a una vera integrazione, secondo i principi di uguaglianza e di solidarietà della nostra Costituzione, i principi di uguaglianza e fratellanza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e il diritto a un'assistenza globale sancito nella Carta dei Diritti del Bambino.
Ogni comportamento vivace, esuberante e a volte prepotente del bambino veniva aggiunto in un elenco di elementi che facevano di lui un delinquente irrecuperabile, perchè, come sosteneva perfino il pediatra che lo seguiva, in perfetto accordo con l'insegnante DOC (tale era definito da altri), "questi brasiliani la delinquenza ce l'hanno nel DNA e vano è ogni tentativo di correggerli".........
Nessuno pensava che, forse, al di là di una naturale vivacità di carattere, potevano aver agito i trascorsi di maltrattamenti e deprivazioni subiti nella prima infanzia e perpetrati ancora nella scuola, a determinare comportamenti particolarmente ribelli?
E perchè non convogliare la forza e l'esuberanza in attività positive, promuovendo al meglio valori di amicizia e collaborazione? Sarebbe stata una grande opera!
Quello che si sentiva dire, invece, dall' illustre docente, in molte occasioni conflittuali era: "Ritòrnatene in Papuasia, da dove sei venuto, insieme ai selvaggi come te, cosa venite a fare qui a darci tutto questo fastidio?"..........Sono frasi pesantissime, che risalgono ai giorni nostri, pronunciate in un Paese civile e dichiaratamente antirazzista, scagliate contro un ragazzino adottivo che doveva essere accolto e aiutato ad integrarsi nella nostra società, di cui fa parte come cittadino.
Gomez, per come si sentiva "a suo agio", cominciò a un certo punto a desiderare di essere diverso: voleva essere bianco. Sì, cominciò a odiare il colore della sua pelle e spesso, infatti, chiedeva se in Italia esistesse un Centro dove poter cambiare colore, prpprio come aveva fatto la popstar Michael Jackson.
Io gli rispondevo che a me piaceva molto la sua pelle scura, avrei voluto averla io, ma non esisteva argomento per convincerlo che era bello così com'era, che poteva essere amato così com'era.
Gomez è diventato ormai un giovane, si vede spesso in giro per il centro, con un look estroso, treccine tenute insieme da una larga fascia, sguardo fiero e fisico atletico, passo deciso, come a voler ostentare sicurezza........ma spesso è solo.....
Forse non ha avuto tutte le opportunità per essere amato ed apprezzato.

(storia vera)

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda kucy » 01/09/2009, 8:09

I BAMBINI RINGRAZIANO
di Rita Stanzione

I bambini ringraziano quanti vedono in loro il futuro del mondo,un
futuro su cui investire in termini di cambiamento; un cambiamento che
si traduce nell'abbattimento delle disuguagluanze, dei soprusi, dell'odio
e dell'indifferenza e in una giustizia capace di tutelare i diritti di ogni singola
persona, senza distinzione alcuna.
Ringraziano gli adulti che si battono per un mondo in cui ogni bambino e
ogni bambina abbiano le medesime opportunità di diventare protagonisti
del proprio futuro, mentre tristemente oggi per molti di essi la negazione
dei diritti è la vera norma di vita.
I bambini ringraziano chi li educa al rispetto dell'altro, al rispetto della
diversità e alla coscienza di essere parte di un mondo che è umanamente
dignitoso solo se ognuno si sente parte di esso.
Ringraziano chi non prova scioccamente a fare di loro innaturali miniature
degli adulti, ma cerca di comprendere il mondo dell'infanzia, così ricco e
straordinario.
Ringraziano chi li protegge dagli abusi, dalle discriminazioni, dalle guerre e
da ogni sorta di aberrazione.
I bambini ringraziano chi si prende cura di loro con dedizione, nella normalità,
ma anche nella malattia, nella fame e nella povertà.
I bambini hanno fiducia in noi: non deludiamoli.

Rita.S

Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda Rita.S » 02/09/2009, 10:03

Perchè i bambini ringraziano
Nello scrivere questa breve riflessione, mi pareva carino e anche doveroso scegliere una forma che facesse parlare in prima persona i bambini, per poter toccare il cuore degli adulti, che a volte non capiscono nulla o sono troppo presi dai propri interessi, per ricordare che il mondo dell'infanzia ha delle necessità che solo noi possiamo soddisfare, senza fare i "distratti". Dobbiamo ricordare sempre che i bambini sono il nostro domani, il futuro dell'umanità, che dovrebbe fare ancora tanti passi avanti.....dipende anche dalla considerazione che abbiamo per l'infanzia.
Ultima modifica di Rita.S il 02/09/2009, 10:32, modificato 1 volta in totale.

Rita.S

Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda Rita.S » 02/09/2009, 10:28

Il mio commento al racconto "Tornatene in Papuasia"
Episodi del genere sono la vergogna della classe insegnante. Chi è preposto al difficile compito di formare i bambini e i ragazzi, non ha solo il dovere di passare le conoscenze e gli stili per apprendere o le strumentalità basilari, ha innanzitutto il dovere di trasmettere valori per la vita. Se questi valori non coincidono con concezioni di uguaglianza, accoglienza, aiuto reciproco, solidarietà, legalità, non stiamo educando un ragazzino, ma stiamo facendo di lui un emarginato, che si porterà sempre dentro il disagio e lo riverserà sugli altri.
"Nessuno ha diritto di umiliare un’altra persona. Ciascuno ha il diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità".
(Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, 1998)

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Re: RACCONTI PER RIFLETTERE

Messaggioda eslo » 04/09/2009, 20:47

Discorso di CAPRIOLO ZOPPO, della Nazione Indiana dei Duwamish, al Presidente degli Stati Uniti (1854)

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è che l'uomo bianco sogni, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell'uomo bianco si sono nascosti. E poiché si sono nascosti, noi seguiremo i nostri pensieri.

Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli che chiamano i piaceri della vita, mentre per noi il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è l'erba che cresce, sono quelli che ci stanno accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive che fanno la nostra famiglia.

Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate tutto e una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco? E' scomparso. Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza!


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