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C'era una volta, Il mito, lo spazio, i bambini

Qui si parla di libri scolastici e non, da richiedere o da consigliare.
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maestralulù
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C'era una volta, Il mito, lo spazio, i bambini

Messaggioda maestralulù » 25/07/2009, 22:25

inviato il 26/01/2008
da maestrasabry

C'era una volta. Crescere con i miti.
Crescere con i miti

di Bolognese Mario - La Meridiana

Prezzo: € 10.33

http://www.libreriauniversitaria.it/era ... 8887507218


Presentazione (a cura di La Meridiana)
La capacità dei bambini di sognare, fantasticare, ricreando anche per simboli il mondo intorno a loro, ci stupisce e affascina. Noi adulti, però, tendiamo a razionalizzare questa fase creativa ed emotiva dei bambini, limitandola a un momento di passaggio infruttuoso, quasi spontaneo prima dell’imbrigliamento del bambino in forme espressive più oggettive e scolastiche. Eppure la fiaba, il sacro, l’archetipo e il simbolo sono, nella formazione dell’individuo, come della società, premesse indispensabili, passaggi obbligatori per lo sviluppo di personalità adulte autonome e complete. Questo libro, con i laboratori, le analisi di simboli e fiabe che propone, suggerisce una attenzione prioritaria all’immaginario infantile e a modi di rappresentarlo. Con tenerezza e rispetto, l’autore ci avvicina al mondo dei bambini, svelando la sacralità e gli archetipi presenti nel loro linguaggio, nei disegni, nelle storie che ci propongono. Con una sola consapevolezza: da 0 a 6 anni i bambini e le bambine, giocando, amando in solidarietà e fiducia, tracciano i fili e le parole del loro essere al mondo. Quali adulti saranno dipenderà allora molto dalla responsabilità con cui gli adulti che ora gli sono accanto avranno saputo aiutarli e rispettarli nel loro autonomo modo di vedere e creare la realtà.

Notizie
Nei primi tre capitoli il libro indaga il valore del mito e del sacro nella fiaba, offre delle proposte operative su come i bambini vivono il mito e lo spazio e propone delle interpretazioni sul disegno totale dei bambini. Nel capitolo delle fiabe propone una serie di racconti brevi per affrontare con i bambini argomenti relativi alla creazione, al conflitto, al rapporto con la televisione, con le merci, la tossicodipendenza. Sono le fiabe degli sporcosauri, dei drogasauri, dei videosauri e altre ancora. Ad ogni fiaba seguono delle indicazioni di lavoro e animazione. Il libro si conclude con un laboratorio sulla coscienza simbolica.

IL MITO, LO SPAZIO, I BAMBINI. PROPOSTE OPERATIVE
Ogni spazio vuoto è un cosmo da riempire e rappresenta l’ignoto. Davanti a ogni spazio noi siamo come l’essere umano primitivo che ha davanti a sé l’ignoto. Il segno della persona diventa in quel momento la risposta con cui l’umano si "cosmizza", rende cioè leggibile lo spazio vuoto. Due esempi comuni sono la moda, considerata come intervento dell’umanità sul corpo, e i disegni dei bambini. Pertanto, è opportuno che gli insegnanti, i quali utilizzano il disegno come strumento professionale concreto, sappiano che il foglio può condizionare la risposta dei bambini e delle bambine. Perché non fornire loro la possibilità di scegliere? Invece di dare soltanto il foglio rettangolare (il rettangolo è un archetipo misto, come vedremo) si daranno fogli di forma quadrata, rotonda, triangolare, ovoidale e rettangolare, in vari materiali, distinti colori e diverse grandezze. Si potrebbe offrire ai bambini e alle bambine un grande cesto in cui ciascuno possa pescare liberamente il proprio foglio. Questa ipotesi di lavoro va, però, guidata con delle premesse iniziali, delle verifiche, delle letture. Può così rinascere tutta una cultura attenta ai piccoli, alle loro cose, che oggi non esiste. Questo problema riguarda maggiormente l’Italia che il resto dei Paesi europei, perché nei Paesi anglosassoni e in America ci sono intelligenze che si occupano dei bambini anche a livello progettuale. Dalle nostre parti, invece, le intelligenze operano nell’industria o in altri settori ma dei bambini si disinteressano.

Le geometrie dello spazio

Il quadrato

É la struttura dello spazio. È il dato storico, è l’organizzazione: ha le diagonali precise, è tutto centrato. Il bambino o la bambina che sceglie il foglio quadrato esprime probabilmente un desiderio inconscio di sistemazione e razionalizzazione del vissuto. All’inizio, i dati legati alla scelta dei fogli saranno un po’ ambigui: ci sarà un breve periodo di rodaggio, in cui i bambini e le bambine dovranno capire che gioco è questo. Dopo qualche mese, quando la scelta libera sarà diventata una prassi normale e operativa, i dati potranno essere sistematici. Se questa operazione venisse attuata da un gruppo di insegnanti per un ciclo intero nella scuola materna ed elementare, chissà quali risultati si potrebbero ottenere.

Il rettangolo

più è reso orizzontale, più ha a che fare con l’azione, con la scena del movimento. Alcune considerazioni illuminanti si trovano nel libro "Il potere del centro" di Arnheim. In questo celebre libro, Arnheim analizza quanto è raffigurato al centro del quadro in rapporto a quello che appare lungo le diagonali, e ne deduce che il rettangolo si adatta a contenere una scena in movimento. Il rettangolo ha il valore simbolico della croce (non in senso religioso-confessionale) perché risulta dall’incontro di una verticale con una orizzontale. L’incrocio tra queste due linee dà dinamicamente il senso della croce, cioè la contemplazione che incontra l’azione, la trascendenza che incontra la vita storica. Il rettangolo è, quindi, l’azione, il movimento; esso esprime il desiderio motorio dei piccoli.

Il triangolo

È un segno affascinante, primario. Nella simbologia antica il triangolo con la punta rivolta verso l’alto rappresentava la montagna, la quale è un altro grande archetipo. Rispetto, però, al disegno infantile non è soltanto la tensione ascensionale che la montagna offre come stimolo. Agli occhi dei bambini e delle bambine, la montagna è molto interessante perché nasconde la caverna: allora, abbiamo la montagna come triangolo con la punta rivolta verso l’alto con dentro un triangolo rovesciato, che è la caverna. Non dobbiamo, però, pensare di trovare direttamente tutte queste cose nei fogli dei bambini e delle bambine; esse sono spesso delle configurazioni segrete. Osservando il disegno si può notare la comparsa improvvisa di un insieme isolato di alberi, di figure, di case, una figura geometrica, oggetti che vengono studiati anche nella percezione dei quadri. Se l’artista è consapevole di offrire una configurazione triangolare, nei più piccoli queste gestalt giocano a loro insaputa. Si può, quindi, dedurre che ci sono delle figure geometriche segrete in molti disegni infantili. Il triangolo, inoltre, ha il valore simbolico del numero tre. Uno, due, tre è un valore primario dal punto di vista del ritmo. Il numero tre ha poi una certa relazione con la famiglia: esso sta a simboleggiare il principio maschile che feconda quello femminile, determinando la nascita del figlio, del terzo, del desiderio. Non va dimenticato che il numero tre è l’emblema del divino: il principio fondamentale della civiltà cristiana è la Trinità.

L’ovoidale

È una forma molto affascinante, perché rappresenta la tensione tra due centri. È un dialogo tra due. Da un disegno ovoidale si può notare come i bambini e le bambine creano, come dice Arnheim, effettivamente la bipolarità tra due persone che dialogano.
Ancora sui fogli
Nella scelta dei fogli, oltre alla variabile forma, ci sono un numero molteplice di sottovariabili: colore, grandezza, spessore, qualità della materia. Sarebbe interessante osservare quale tipo di materiale scelgono i bambini e le bambine, perché un cerchio di stoffa può essere diverso da un cerchio di carta o di plastica o di vetro.

L’aula e la porta

Un altro elemento raramente considerato nella riflessione sui bambini è l’aula. Il primo giorno di scuola i bambini e le bambine entrano nell’edificio scolastico, nell’aula: è questo il territorio reale. Ma quale mappa segreta hanno per decifrare questo territorio? Dare ai bambini e alle bambine la possibilità di decifrare e comunicare attraverso una loro mappa il territorio che occupano, toglie l’ansia dell’ignoto, permette di padroneggiare mitologicamente e simbolicamente il territorio reale, apre lo spazio della comunicazione. Mappa e territorio: vediamo come si può procedere concretamente. Attraverso fiabe guidate, giochi, disegni, osservazioni, è opportuno far prendere coscienza ai bambini e alle bambine dei valori negativi o positivi del vissuto, dei valori mitico-emozionali, degli elementi che costituiscono l’aula. La soglia, la porta sono cariche, da migliaia di anni, di una simbologia sempre uguale. Oltrepassare una soglia è un atto importante: passare la soglia della porta dell’aula nel primo giorno di scuola può rivelarsi un atto drammatico. La porta: ogni insegnante ha le sue tecniche (disegno, fiaba, ecc.) per cambiare, per rivestire la porta che immette nell’aula. La porta è una figura viva, perché ogni porta nasconde il guardiano della soglia. Il guardiano della soglia è dentro ogni porta e questo lo sanno il primitivo, il folle, il bambino, il poeta. La porta, quindi, è importante e insieme ad essa tutti gli archetipi rituali collegati: la maniglia, la chiave, lo zerbino.

Lo spazio

Il territorio e la mappa sono due cose separate: è importante, quindi, distinguere la mappa dal territorio; poi, ci sono i percorsi. Se ci sono più porte, ci sono più percorsi, cioè delle linee segrete attive e passive, delle zone neutre. Osservate, infatti, dove va a nascondersi un bambino o una bambina quando è afflitto o afflitta: è una zona di transito o una soglia di meditazione? Provate a farvi il codice di un primitivo, a chiedervi dove va a mettersi, che energia ha quel posto. I bambini e le bambine sanno perché mettersi là: essi sono animali saggi, sanno che là possono sfogare la loro tristezza, e non in un altro posto. Questi percorsi possono essere ritualizzati: ad esempio, si può stendere sul pavimento della carta da pacchi da percorrere a piedi nudi. Camminare a piedi nudi può rappresentare l’albero-bambino che comunica con il regno del sottosuolo. I risultati sono una presa di coscienza, da parte dei bambini e delle bambine, dei loro meccanismi spazio-temporali nel senso degli archetipi del mito; è un contatto con le loro zone profonde che si esprime in genere solo attraverso gli incubi. Questo è un gioco di contatto, che può svolgere qualsiasi insegnante senza conoscere le regole del transfert. È un procedimento non psicoanalitico, ma molto più libero. Il libro di Arnheim fornisce delle coordinate anche a proposito del collegamento, dei percorsi.

La posizione

Bisogna far prendere coscienza ai bambini e alle bambine, attraverso il gioco, che trovare la propria posizione nella classe è importante. È una cultura di tipo diverso da quella che ovviamente si insegna alle insegnanti. Però, ogni primitivo, ogni poeta, ogni folle lo sa. Dico "folle" in senso culturale: queste figure e posizioni nello spazio simboleggiano forme sottili di autocoscienza. Se una persona non vive bene il proprio rapporto con queste dimensioni interiori, non potrà vivere bene la pace esterna, perché la pace esterna nasce dall’armonia interna. Come faccio a portare pace all’esterno di me se non ho pace dentro di me? Questo collegamento con la pace non è esterno-sociologico, ma appartiene come altre cose al regno del Mana.


Il dietro, la pelle e altro

Un altro lavoro può essere fatto nelle scuole materne su immagini, fiabe, poesie, pubblicità, brani musicali, circa alcune dimensioni ingiustamente trascurate. Si tratta di considerare cose molto semplici, cioè gli archetipi: alto-basso, destra-sinistra, avanti-dietro, maschile-femminile, dentro-fuori, sopra-sotto. Questi elementi della mappa sono coppie di elementi intercambiabili che si arricchiscono reciprocamente. L’alto e il basso richiamano l’archetipo della croce, che collega il cielo con la terra, e con ciò che sta sotto terra. Questo è evidentemente il concetto di essere umano-albero, nella tripartizione di radice, tronco e parte alta. La croce si estende anche verso destra e verso sinistra, richiamando la simmetria umana. In "Infanzia e Società" Erickson dedica alcune pagine alla cultura del dietro, cioè al sospetto, alla paura di essere aggredito da dietro. Il dietro è la zona che noi non controlliamo. In quello che fanno i bambini e le bambine c’è sempre il "dietro"; quando parlano del culetto, della cacca, parlano anche del dietro simbolico, cioè delle cose che vorrebbero portare avanti a sé per vederle e chiarirle, ma poiché nessuno li o le aiuta, le ricacciano dietro. Nel disegno queste cose "di dietro" non sono facili da stanare, anche perché il nostro modello di lettura interpreta il disegno come un teatro cristallizzato nelle due dimensioni del foglio, e cioè del "tutto visibile". Un teatro cristallizzato che noi dobbiamo sciogliere, cercando di scoprire dove si nasconde il bambino o la bambina nel disegno. Spesso ciascun bambino e ciascuna bambina si divide in due o tre, e il vero sé non è dove si disegna ma dove si nasconde, nel comignolo del tetto o nel tronco di un albero. È un gioco molto bello e affascinante. Un altro codice importantissimo è dentro e fuori, perché è il codice della pelle. La pelle, una cosa meravigliosa che separa in maniera elastica il dentro dal fuori, è un libro che racconta. Come vive il bambino, la bambina la sua pelle? Perché il bambino e la bambina inconsciamente sanno benissimo che dentro la pelle c’è la pancia; fuori ci sono altre cose. Senza razionalizzazione, vivono intensamente la pelle come mezzo di scambio dentro-fuori.

Il maschile-femminile

Questa è un’idea già presente nel bambino piccolo. Se provassimo a chiedere a un bambino piccolo o a una bambina piccola se una cosa, un oggetto è mamma o papà, non avrebbero nessuna incertezza nel rispondere, perché intuiscono, a modo loro, alcune cose che a noi sfuggono. La domanda se un oggetto, un colore, un profumo, viene vissuto dalla parte maschile o femminile del bambino o della bambina, può essere importante perché uno dei grossi problemi dei bambini piccoli è l’identità psicosessuale, fragile, fragilissima nei nostri tempi, a causa della sovrabbondanza di codice materno e dell’assenza, pressoché totale, del codice paterno. Per cui il favorire, attraverso dei giochi, la consapevolezza dei tipi maschile e femminile aiuterebbe i bambini e le bambine a uscire da certi tormenti, molti dei quali riguardano la sua identità psicosessuale. Chi insegna conosce il dramma dei bambini e delle bambine: ignorare la propria identità profonda, l’identità sessuale.

La pista pietra

Un’altra proposta pratica, molto semplice, per arrivare ai bambini e alle bambine riguarda la pista pietra. La pietra è una cosa straordinaria e tale pista potrebbe essere utilizzata dall’inizio dell’anno scolastico in poi, proponendo tutto un gioco di pietre rituali. La pietra solleva delle fantasie archetipe interessantissime, per cui bisognerebbe invitare i bambini e le bambine a prestare attenzione alle pietre che incontra in vacanza, ad esempio. In tal modo si otterrebbe anche un altro effetto importantissimo: si toglierebbe alla pietra la carica di aggressività che essa ha. Partendo dal presupposto dell’arte implicita nella natura della pietra, si potrebbe proporre nella scuola elementare e media il collegamento con poesie, brani letterari, risalendo agli archetipi di roccia, di pietra nella letteratura. Partendo dal concreto, toccando, manipolando, scegliendo, sentendo la pietra, i bambini e le bambine possono creare un testo su di essa, come una pietra si fa parola poetica. Anche nella scuola materna si potrebbe realizzare la pista pietra nel modo più adeguato, poiché le pietre esercitano un fascino incredibile sui bambini: sono un gioco a sé, o collegabile con altri archetipi, come l’acqua.

L’odoroteca delle emozioni e la rumoroteca

Un’altra proposta altamente innovativa è quella dell’odoroteca. L’annusare è penalizzato nella nostra società, ma è un archetipo importante in quanto lo sviluppo emozionale è collegato a numerose stimolazioni olfattive. L’odoroteca può inizialmente servire come addestramento percettivo, può aumentare la sensibilità del bambino e della bambina verso una zona profondissima che normalmente gli altri tipi di giochi non permettono di ritrovare. Attraverso l’odoroteca, con l’opportuna gradualità, si danno loro nuovi messaggi e si stimola l’utilizzo anche degli altri sensi. Se un bambino o una bambina ha delle deprivazioni olfattive è difficile accorgersene, eppure avere un olfatto che sa selezionare gli odori è importantissimo per lo sviluppo psichico, emozionale e cognitivo. L’odore ha, inoltre, un valore mitico, poiché ogni grande trasformazione è collegata a un grande suono, a una grande luce e, spessissimo, a un grande odore. Ogni grande bang di trasformazione riattiva suono-luce-odore: il bang è un suono primordiale collegato alla luce, che dà il profumo del tempo nuovo. L’odoroteca, ovviamente, deve essere proposta nel contesto della propria cultura e non come tecnica esterna. La cultura contadina lasciava degli spazi di percezione integrati con odori, che la moderna casa asettica, la mancanza di contatto con la natura, non ci regalano più: l’odore del vino, degli animali, del letame… I bambini e le bambine cresciuti in questo contesto hanno ricevuto una mole di informazioni culturali importantissime per lo sviluppo del loro cervello. Attraverso un’odoroteca siamo costretti a creare artificialmente delle esperienze che potrebbero essere vissute direttamente in una società maggiormente in armonia con la natura. Si può proporre anche la registrazione di una rumoroteca di base, fatta dagli stessi bambini, inventando strumenti e collegamenti di suoni. Questo è un campo bellissimo, perché suono e rumore sono degli elementi archetipi che si possono utilizzare anche in altre situazioni: il bambino o la bambina che disegna su un foglio ovoidale ha la possibilità di dirci quale rumore "mette" in una data parte del disegno e così, anche, quale odore, non escludendo che su quella parte del foglio possa essere realmente strofinato qualcosa che induca sensazioni olfattive e ritmico-musicali.
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