La casa della paura
Nella casa della paura
sembra d’inchiostro l’acqua pura,
sembra un pipistrello un fiore,
i minuti sembrano ore.
Nella casa dello spavento
sembra molle il pavimento,
sembra un rospo la saliera,
e un serpente la ringhiera.
Lunedì da casa mia
la paura è andata via
e le cose sembran cose
e le rose sono rose.
Martedì dalla mia casa
Se n’è andato lo spavento:
cento amici l’hanno invasa
han portato luce e vento.
Roberto Piumini
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Casa, città, paesi
- lorys
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Re: Casa, città, paesi
Anche se è il testo di una canzone, non poteva mancare qui...
La casa
Era una casa molto carina,
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro,
perché non c’era il pavimento;
non si poteva andarci a letto,
in quella casa non c’era il tetto;
non si poteva fare pipì,
perché non c’era il vasino lì.
Ma era bella, bella davvero,
in Via dei Matti numero zero.
Ma era bella, bella davvero,
in Via dei Matti numero zero.
V. De Moraes, Sergio Endrigo
La casa
Era una casa molto carina,
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro,
perché non c’era il pavimento;
non si poteva andarci a letto,
in quella casa non c’era il tetto;
non si poteva fare pipì,
perché non c’era il vasino lì.
Ma era bella, bella davvero,
in Via dei Matti numero zero.
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V. De Moraes, Sergio Endrigo
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Re: Casa, città, paesi
Paese
Tre case di mattoni;
una chiesa per le orazioni;
una torre con due campane,
un forno per il pane;
la gallina che canta l’uovo
una scuola col tetto nuovo;
un vasetto con un fiore,
un giardino per chi vuole…
è un paese, ve l’ho detto,
che starebbe in un fazzoletto.
R. Pezzani
Tre case di mattoni;
una chiesa per le orazioni;
una torre con due campane,
un forno per il pane;
la gallina che canta l’uovo
una scuola col tetto nuovo;
un vasetto con un fiore,
un giardino per chi vuole…
è un paese, ve l’ho detto,
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R. Pezzani
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Re: Casa, città, paesi
Villaggio di montagna
Sulla cima d’un monte verde
c’è un villaggio di poche case
che dipinto sembra nel cielo.
È un paese sospeso in aria
or si vede, or non si vede:
tra le nuvole si disperde.
Ma la sera, che luminaria!
C’è la luna che si dondola
sulla punta del campanile
ed è là: sembra una gondola,
a far lume a quel villaggio.
G. Noventa
Sulla cima d’un monte verde
c’è un villaggio di poche case
che dipinto sembra nel cielo.
È un paese sospeso in aria
or si vede, or non si vede:
tra le nuvole si disperde.
Ma la sera, che luminaria!
C’è la luna che si dondola
sulla punta del campanile
ed è là: sembra una gondola,
a far lume a quel villaggio.
G. Noventa
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Re: Casa, città, paesi
La mia cameretta
La mia cameretta è un guazzabuglio,
tutte le cose sono in subbuglio:
sotto la sedia c’è la mia maglia,
sul comodino c’è una tovaglia,
il mio trenino è nel cassetto
col temperino, la gomma e l’orsetto.
In mezzo ai libri, le figurine,
tra le coperte tante palline.
E’ un guazzabuglio camera mia,
quasi vien voglia di scappar via!
R. Corbella Paciotti, Rime e filastrocche
La mia cameretta è un guazzabuglio,
tutte le cose sono in subbuglio:
sotto la sedia c’è la mia maglia,
sul comodino c’è una tovaglia,
il mio trenino è nel cassetto
col temperino, la gomma e l’orsetto.
In mezzo ai libri, le figurine,
tra le coperte tante palline.
E’ un guazzabuglio camera mia,
quasi vien voglia di scappar via!
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Re: Casa, città, paesi
Rio Bo
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
Aldo Palazzeschi
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
Aldo Palazzeschi
- eslo
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Re: Casa, città, paesi
BAMBINO DI CITTA'
Filastrocca vola e va,
di un bambino cresciuto in città,
che piangeva disperato,
perché non poteva giocare in un prato,
ma la tristezza poco durò,
perché la sua mamma lo consolò:
con le sue braccia lei lo cinse
e forte forte a sè lo strinse,
con mille baci lo coccolò
e dolci parole gli sussurrò,
così in cambio il suo bambino,
le fece un tenero sorrisino.
Non avevano un prato a disposizione,
ma soltanto il loro stretto balcone,
insieme giocarono a girotondo
e si sentirono i più felici del mondo.
F. Cigliano Verrone
Filastrocca vola e va,
di un bambino cresciuto in città,
che piangeva disperato,
perché non poteva giocare in un prato,
ma la tristezza poco durò,
perché la sua mamma lo consolò:
con le sue braccia lei lo cinse
e forte forte a sè lo strinse,
con mille baci lo coccolò
e dolci parole gli sussurrò,
così in cambio il suo bambino,
le fece un tenero sorrisino.
Non avevano un prato a disposizione,
ma soltanto il loro stretto balcone,
insieme giocarono a girotondo
e si sentirono i più felici del mondo.
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Re: Casa, città, paesi
PASSEGGIATA DOMENICALE
Io vado a spasso per la città,
senza una meta vago qua e là.
In piazza Navona mi fermo a guardare
quelli che stanno il gelato a leccare.
In piazza Esedra reato incerto:
sentire gratis il concerto,
o sedermi, alla romana,
sull'orlo fresco della fontana?
Ma è zeppo, l'orlo di cemento:
ci siedono già persone duecento.
Si godono il fresco le famiglie,
la mamma, la suocere con le figlie.
E il babbo dov'è, per far pari?
E' a casa a fare gli straordinari.
Ogni domenica per la via,
si fa il passeggio dell'economia.
Rodari
Io vado a spasso per la città,
senza una meta vago qua e là.
In piazza Navona mi fermo a guardare
quelli che stanno il gelato a leccare.
In piazza Esedra reato incerto:
sentire gratis il concerto,
o sedermi, alla romana,
sull'orlo fresco della fontana?
Ma è zeppo, l'orlo di cemento:
ci siedono già persone duecento.
Si godono il fresco le famiglie,
la mamma, la suocere con le figlie.
E il babbo dov'è, per far pari?
E' a casa a fare gli straordinari.
Ogni domenica per la via,
si fa il passeggio dell'economia.
Rodari
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Re: Casa, città, paesi
Il paese dei bugiardi
C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"È matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma va ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
Gianni Rodari
C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito uno pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"È matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma va ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
Gianni Rodari
- lorys
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Re: Casa, città, paesi
A spasso per il paese
Il giornalaio vuol sistemare
libri e libretti da colorare,
il cane Flo a naso in su
guarda una nuvola dipinta di blu.
Il gelataio con il berretto in testa
riempie i coni con mano lesta,
i clienti sono tanti
ma li accontenta tutti quanti.
Un passerotto becchetta in piazza
delle briciole di pizza,
lo osserva il vigile urbano
con la paletta stretta in mano.
I pesci rossi nella fontana
non hanno bisogno di una tana
nuotano allegri in girotondo
felici anche loro di stare al mondo.
Da: L’educatore, Fabbri
Il giornalaio vuol sistemare
libri e libretti da colorare,
il cane Flo a naso in su
guarda una nuvola dipinta di blu.
Il gelataio con il berretto in testa
riempie i coni con mano lesta,
i clienti sono tanti
ma li accontenta tutti quanti.
Un passerotto becchetta in piazza
delle briciole di pizza,
lo osserva il vigile urbano
con la paletta stretta in mano.
I pesci rossi nella fontana
non hanno bisogno di una tana
nuotano allegri in girotondo
felici anche loro di stare al mondo.
Da: L’educatore, Fabbri
Chi c’è in linea
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